domenica 17 luglio 2016
La morte e la vita altrove
In base alla mia esperienza di guidatore "la vita altrove" è una delle principali cause di morte per incidente, la mia sensazione è confermata da dichiarazioni di ministri e ad es qui su moto.it, qualche anno fa si fece un gran parlare delle "stragi del sabato sera", ora la strage è quotidiana 24h su 24 e 7d su 7.
I morti, per il non essere presenti alla propria vita, sono spesso pedoni, che attraversano strade o binari senza accorgersi del mezzo che sopraggiunge o addirittura cadono nei tombini o vengono travolti sulle strisce da autisti "altrove" o sui marciapiedi da ciclisti disinvolti, a volte ciclisti che guardando il cellulare saltano stop o che vengono travolti da autoveicoli i cui autisti sono anch'essi assenti dal momento e dal luogo per essere il un altro luogo con altra gente.
I nostri antenati cacciatori-raccoglitori, fossero nelle foreste o nella savana, nella giungla o nella taiga, erano sempre attenti a quel che li circondava, pronti a interpretare ogni segno, per cogliere qualunque opportunità o scansare ogni pericolo.
L'uomo moderno occidentale, segnatamente, ma non esclusivamente, invece vive in una dimensione altra, convinto di avere il controllo, di essere protetto dalla "civiltà", dalla "città", dal "progresso" e/o dall'ultimo gadget tecnologico che ha acquistato.
Contemporaneamente, la medesima società che tanto si affida alla tecnologia, quindi in ultima analisi alla scienza che essa sottende, si riempie di credulonerie e di cialtronerie, dall'omeopatia all'antivaccinismo, dall'antispecismo (ma riservato solo agli animali) al freddofusionismo.
A questo punto del post forse sarebbe il caso di finire con un bel: "che la selezione naturale faccia il suo lavoro"; eppure provo dolore nel pensare alle infinite vittime dell'imbecillità, dolore inutile in quanto non riesco a vedere un innalzamento del livello di consapevolezza medio dell'umanità, ma forse la vita umana è troppo breve per riuscire a cogliere i piccoli passi dell'evoluzione.
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